
I salumi possono aiutare la ripresa economica?
La produzione di salumi può essere un volano per l’economia italiana? Quali sono i vantaggi che questo importante settore sta dando al nostro Paese? Scopriamolo insieme.
L’Italia è un Paese con una grande tradizione gastronomica. La qualità dei nostri prodotti è riconosciuta in tutto il mondo e, soprattutto in tempi di Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il settore agroalimentare è fondamentale per la ripresa della nostra economia.
L’eccellenza della lavorazione e la sicurezza di tutta la filiera, hanno reso la lavorazione della carne suina e quindi la produzione di salumi un fiore all’occhiello non solo del comparto alimentare, ma anche del tessuto socio-economico italiano. È dunque importante guardare a questo settore come ad un canale strategico e investirvi tempo e risorse.
Ma andiamo a vedere alcuni dettagli.
Occupazione
Un grande impiego di professionalità specifiche. Infatti, contiamo circa 12.000 addetti a livello agricolo, più gli oltre 32.000 nelle fasi di trasformazione della carne suina in salumi. Dal 1985 ad oggi, la produzione è passata da 0,9 a circa 1,2 milioni di tonnellate, con un incremento del 28,7%.
Produzione
In Italia, a fronte di un valore “agricolo” della vendita dei suini pari a circa 2,5 miliardi di euro, i salumi realizzano un valore alla produzione superiore a 7,5 miliardi di euro, mentre il fatturato delle carni suine fresche (sempre alla produzione) è di oltre 2 miliardi di euro.
Anche nel difficile anno per il comparto che è stato il 2019, ad esempio, la produzione di salumi è stata di 1,176 milioni di tonnellate, registrando un lieve calo da 1,184 del 2018 (-0,7%). Il valore della produzione, invece, ha mostrato una crescita portandosi a 8.128,1 milioni di euro (+0,6%) (dati Assica).
Il boom dei salumi in vaschetta
In un momento storico in cui non solo si ha sempre meno tempo a disposizione, ma si è pure in piena pandemia globale, hanno sempre più successo gli affettati in vaschetta (ora disponibili anche nel nostro negozio online): già pronti all’uso, economici e “stoccabili” anche a lungo in frigorifero per quell’effetto scorta che, soprattutto oggi, in molti apprezzano.
“Tra aprile 2019 e lo stesso mese del 2020 – scrive il Sole 24 Ore – secondo Iri in Gdo sono state vendute oltre 66mila tonnellate di affettati a peso imposto per un controvalore di 1,5 miliardi di euro, in crescita rispettivamente del 6,4% e dell’8,4% rispetto ai 12 mesi precedenti.”
Export
Negli ultimi anni le esportazioni italiane di carni trasformate suine sono cresciute del 27% in valore fino a raggiungere un valore di quasi 1,38 miliardi di euro. Circa la metà dell’export italiano è costituito da prosciutti stagionati, circa un terzo da salami e insaccati. I prosciutti cotti rappresentano invece il 10% del valore.
Primo mercato per i salumi italiani resta la Germania, che aumentando ulteriormente gli acquisti dal Belpaese ne ha incrementato del 4% in valore, perdendo così il primato di primo esportatore globale di salumi e insaccati, paradossalmente ceduto proprio all’Italia. Al secondo posto c’è la Francia, che lo scorso anno ha aumentato gli acquisti di salumi italiani del 7%. Al terzo il Regno Unito, di cui si attendono gli sviluppi in seguito alla Brexit.
Insomma, i salumi italiani possono aiutare non solo a mangiar bene, ma anche a reagire alla crisi economica.
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