
Geppi De Beni, amicizia e competenza a fianco di Rondanini
Nel nuovo Consiglio di Amministrazione è entrato a far parte anche Geppi De Beni, esperto di gestioni aziendali di alto livello. 62 anni a marzo 2022, “qualche capello grigio che aiuta”, e una lunga esperienza aziendale in contesti internazionali, soprattutto in grossi e medi gruppi. Si descrive così, Geppi, che ha a sua volta deciso di mettere a disposizione la sua competenza e le sue capacità gestionali, ma anche di valorizzare ulteriormente una lunga amicizia che lo lega da anni alla famiglia Cividini.
“Per la prima volta mi affaccio dai settori della grande industria, come Italcementi, e dell’energia a qualcosa che posso toccare. Posso toccare il cemento, ma il kilowatt no. Adesso posso toccare il prosciutto,” scherza De Beni alla domanda su cosa lo abbia spinto ad entrare nel CdA di Rondanini: “Sono stato invitato. Tutto è nato per pura amicizia con Annamaria, durante una cena tra amici, dove ho potuto assaggiare per la prima volta i salumi Rondanini. E da cosa nasce cosa: all’inizio ho dato la mia disponibilità ad Annamaria nel dirle che, se avesse avuto bisogno di una mano da qualcuno che ne capisse di numeri o di gestione, io ci sarei stato. Il giorno dopo mi ha chiamato, ed io ho risposto volentieri all’appello.”
Su quali canali e mercati di vendita sarà presente Rondanini? “Questo è stato subito motivo di studio, che ha portato a definire in tempi abbastanza veloci anche un piano industriale. Ovviamente è un work in progress, quindi un qualcosa che dobbiamo affinare man mano che ci avviciniamo al mercato. Inizialmente abbiamo fatto qualche analisi di mercato nella grande distribuzione, ma abbiamo capito che la nostra tipologia di prodotto è Premium. Il nostro Curcotto, il Luca, i nostri salamini, le Rondinelle, la mortadella, sono prodotti che ambiscono ad avere un posizionamento Premium, appunto, che poco si confà con la grande distribuzione, dove noi – per i volumi, la capacità di reazione e le regole del gioco – siamo un po’ fuori tema.”
Anche gli investimenti fatti sulla qualità in azienda dimostrano che la volontà è quella di su un segmento di fascia superiore: “Un segmento dove l’Ho.Re.Ca., l’e-commerce e l’e-shop devono rappresentare il punto di partenza sia sul mercato italiano, che auspicabilmente su qualche mercato straniero”. Questo implicherà un impegno duraturo, “perché non è come per la grande distribuzione, caratterizzata dai grandi volumi”, puntualizza De Beni: “Noi non andiamo alla ricerca di volumi, ma alla ricerca delle specialità, quindi di chi apprezza la qualità del Made in Italy, anche sui mercati esteri. Di conseguenza la comunicazione non sarà sui mass media, ma sarà mirata e puntuale sul target sensibile alla nostra filosofia di prodotto.
Quale marketing mix verrà adottato per rilanciare l’azienda? “Quello di Rondanini deve essere un marketing mix di eccellenza. Innanzitutto, siamo gli inventori del Curcotto, e non dimentichiamo il piacevole ed importante riconoscimento già ottenuto da questo prodotto che, in occasione della scorsa edizione di Cibus, è stato inserito da una giuria di cento buyer tra i 5 prodotti più innovativi del 2021. Questo per noi è stato un grande booster in termini di entusiasmo. Adesso si tratta di capire come veicolare questo successo.” Ad esempio, si può usare il Curcotto come prodotto innovativo per poi ampliare la gamma prodotti, aggiunge Geppi: “Come il prosciutto Luca, che sta dando degli ottimi risultati con dei test che abbiamo fatto con persone di assoluta referenzialità. E poi auspicabilmente con la mortadella e poi con tutto il resto.”
Un’ultima cosa: quali sono i piani di sviluppo dei prossimi anni per Rondanini Salumi? “Quelli di arrivare in tempi non troppo lunghi a un fatturato e a uno sviluppo distribuito, auspicabilmente su una gamma prodotti per quanto possibile equilibrata, in modo da consolidare una posizione. Giusto per dare un riferimento, rispetto al 2020, il 2021 dovrebbe chiudere con un +30 o +35% di fatturato. È chiaro che si veniva da un anno complicato, quindi crescere era un pochino più facile. Ma anche in piena pandemia il food non si è mai fermato. C’è bisogno di recuperare, anche se è stato fatto tanto a livello di efficienza. E i numeri riportati sopra devono essere di buon auspicio.”
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